Il fascino dei simboli vive anche nell'uomo moderno e si dice che meno sappiamo di un simbolo e più questo ci affascina. Può succedere anche il contrario, ovvero scoprire un aggancio scientifico con un simbolo antico e notare che il fascino aumenta come è successo quando si è scoperto che cristalli e molte molecole dei composti chimici si sviluppano o si aggregano solo secondo gli assi di simmetria dei cinque solidi platonici. Con questa scoperta la scienza ha confermato la sacralità di queste cinque forme che sono diventate anche per il grande pubblico gli archetipi delle forme del regno minerale.
Per secoli questi cinque solidi sono stati accettati per la grandezza del filosofo Platone ma incompresi per la mente del grande pubblico. Fanno eccezione gli artisti che subiscono il fascino delle forme e ne percepiscono l’essenza come Pier Della Francesca che nel 1492 scrisse il trattato "De Quinque Corporibus" e lo dedicò al Duca di Urbino. Anche il frate Luca Pacioli, amico di Leonardo e discepolo di Pier della Francesca scrisse e pubblicò nel 1494 il libro "Divina Proportione" (relativo alla geometria architettonica) nel quale esamina anche i cinque solidi platonici e i solidi "semiregolari" di Archimede. Oggi è rinato un certo interesse verso queste forme, infatti nel programma di alcune scuole è contemplata la loro costruzione in creta proprio perché in esse si nascondono affascinanti leggi geometriche. Ecco i cinque solidi regolari:
La caratteristica più appariscente dei solidi platonici (solidi regolari) è quella di essere inscritti in una sfera e di utilizzare solo una delle prime tre figure piane della geometria ovvero il triangolo equilatero, il quadrato e il pentagono. Se si vuol proseguire con successive forme si è costretti a utilizzare contemporaneamente due figure geometriche e per questo vengono chiamati solidi semi regolari. Archimede disegnò tredici tipi di solidi semi regolari. Invece la caratteristica più affascinante dei solidi platonici è la complementarietà del cubo con l’ottaedro e del dodecaedro con l’icosaedro. Infatti, se congiungiamo con delle rette il centro di ogni faccia di un cubo tracciamo un ottaedro e viceversa se partiamo dall’ottaedro. Questo vale anche col dodecaedro e icosaedro, invece il tetraedro riproduce se stesso. Osservando la fig. 10 si può immaginare che una forma abbia in grembo l’altra complementare, mentre il tetraedro può essere definito come un essere primordiale che si autogenera senza mutazioni.
Le caratteristiche di questi cinque solidi continuano a sorprenderci quando scopriamo che possono essere inscritti uno nell’altro sfruttando parte dei vertici oppure il punto centrale dei lati (3); ecco gli esempi più facili da disegnare:
L'icosaedro merita una particolare attenzione perchè ognuno dei suoi 30 lati ha un "lato gemello" ovvero parallelo e opposto a se stesso. Perciò sfruttando queste 15 coppie possiamo disegnare (all'interno dell'icosaedro) 15 rettangoli come mostrato alla destra della fig. 11a, invece alla sinistra di questa è dimostrato perchè il rapporto fra i lati di ogniuno di questi rettangoli è F.
Unendo il centro delle facce di un dodecaedro otteniamo l'icosaedro e vicevera. Per questo motivo anche all'interno del dodecaedro possiamo tracciare 15 rettangoli con il rapporto fra i lati uguale a F.
Un’ultima curiosità: su un piano si possono tracciare infinite figure poliedriche regolari mentre nello spazio solo cinque solidi regolari, ma nello spazio questi cinque solidi possono essere inscritti uno nell’altro mentre su un piano il triangolo equilatero, il quadrato e il pentagono non sono inscrivibili.
Questi solidi regolari e semiregolari hanno scomodato anche i matematici, infatti Eulero ha scoperto la seguente relazione fra il numero di vertici, facce e lati:
V + F = L + 2 |
vertici | lati | facce | tipo di facce | |
tetraedro | 4 | 6 | 4 | triangolari |
cubo | 8 | 12 | 6 | quadrate |
ottaedro | 6 | 12 | 8 | triangolari |
dodecaedro | 20 | 30 | 12 | pentagonali |
icosaedro | 12 | 30 | 20 | triangolari |
Questa tabella enfatizza ulteriormente la complementarietà fra cubo (8 vertici e 6 facce) e ottaedro (8 facce e 6 vertici) mentre la quantità dei lati non cambia; questa complementarietà vale anche fra dodecaedro e icosaedro.
|