E se non fossi mai esistito/a? La realtà non esiste!

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A nu cert moment lascio la Terra! Certamente!!

giovedì 12 luglio 2007

Le stanze di dzyan



Le "stanze di Dzyan" sono un antichissimo testo orientale. Di esso se ne parla per la prima volta in occidente per opera di Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, che riporta il risultato dei suoi studi nel commentario facente parte della sua opera "La Dottrina Segreta".

Le "stanze di Dzyan" si compongono di due parti: "Evoluzione cosmica" e "Antropogenesi".
Nella prima parte viene descritta la storia dell'Universo, dalle sue origini alla formazione della materia.
Nella seconda viene trattata l'origine dell'uomo e la sua evoluzione fino alla catastrofe che avrebbe distrutto Atlantide.
Riporto la frase che è più vicina al racconto di Atlantide:
"...Vennero le prime grandi acque. E inghiottiron o le sette grandi isole."
È il Diluvio che sommerse e fece sprofondare Atlantide, probabilmente quello che le leggende di diversi paesi e Testi Sacri hanno tramandato col nome di "Diluvio Universale".
Troviamo infatti questa tradizione in popoli lontani tra loro sia geograficamente sia culturalmente.
In tutti i racconti comunque si narra come vennero delle grandi acque che sommersero la terra e come si salvò solo una persona con la sua famiglia e gli animali che avrebbero ripopolato la terra quando questa sarebbe stata di nuo vo asciutta.
C'è un dato che accomuna popoli distanti tra loro.
Per gli Aztechi il loro popolo discese da un nucleo che scampò ad una catastrofe che distrusse una terra che era situata nell'Atlantico. Il nome di questa terra era Aztlan.
Per i Vichinghi la sede del Valhalla era a sud-ovest, nell'Oceano Atlantico, in una terra meravigliosamente fertile ed assolata, terra di dei ed eroi. Il nome di questa terra era Atlan.
Nell’antichità le popolazioni berbere, considerate come discendenti di un’antica civiltà posta ad occidente, erano chiamati Atlantoi.
I Baschi ritengono di provenire da una terra che essi chiamavano Atlaintika e che per i Portoghesi si chiamava Atlantida.
Si può ravvisare quasi un sintomo di ciclicità, se si fa un confronto con quanto è scritto nell'Apocalisse, in cui verrà salvata solo la parte più meritevole dell'umanità.
Qui, più che una sorta di "castigo divino", potrei ipotizzare che la distruzione del continente, oltre ad un evento naturale, potesse essere stata anche causata dal cattivo uso che gli Atlantidi fecero delle loro conoscenze (e quindi delle "Leggi Divine" che regolano i fenomeni della natura).
Gli Atlantidi erano riusciti ad accedere a quest e energie, riuscendo a controllarle per loro beneficio.
Poterono attuare ciò tramite l'uso dell'energia che è propria delle forme e che sfruttarono costruendo quelle che si potrebbero definire "macchine litiche".
Testimonianza ne è rimasta nelle strutture megalitiche e nella Grande Piramide.
L'uso indiscriminato ed incontrollato di queste energie da quella parte d'uomini che volevano usarle solo per gratificare il potere personale (cosa che, in modo diverso, sta di nuovo accadendo oggi), provocò lo squilibrio nelle energie che equilibravano la natura, causando gli immensi sconvolgimenti che portarono alla distruzione del continente ed allo sconvolgimento di gran parte delle terre emerse.
Perirono nel cataclisma coloro che l'avevano provocato, accecati fino alla fine dalla loro sete di potere.
Ebbe invece modo di salvarsi quella parte d'umanità che, mantenendo la saggezza, comprese ciò che stava per accadere.
E ritroviamo qui i vari "Noè", comuni a molte tradizioni, che scamparono al Diluvio.
"Quando i quattro Dei videro che il cielo era caduto sulla terra, e questo accadde quattro anni dopo che cessasse il sole e piovve molto, essi ordinarono che per il centro della terra si facessero quattro cammini, in modo da percorrerli e risollevare il cielo. Affinché li aiutassero a risollevare il cielo essi crearono quattro uomini: Tzontemoc, Itzcatl, Itzmalin, e Tenechxochitl.
Una volta creati questi quattro uomini gli Dei si convertirono in grandi alberi. Tezcatlipoca si trasformò nell’albero che chiamano l’albero dello specchio e Quetzalcoatl si trasformò nell’albero che chiamano Albero del Gran Fiore. Con l’aiuto degli uomini e gli alberi e gli altri Dei, alzarono le stelle come sono ora." (1) Vi sono storie affascinanti che parlano della teoria delle zolle idriche, che non è mai stata presa seriamente dalla scienza ufficiale.

STANZA I

1) La Genitrice Eterna, raccolta nelle sue vesti invisibili eternamente, era rimasta sopita ancora una volta per sette eternità

2) Il Tempo non era, poiché giaceva dormiente nel seno infinito della Durata.

3) La Mente Universale non era, poiché non vi erano Ah-Hi per contenerla.

4) Le sette vie della Beatitudine non erano. Non erano le grandi cause del Dolore poiché non vi era alcuno per produrle ed esserne avvinto.

5) Solo le Tenebre riempivano il Tutto illimitato, poiché Padre-Madre e Figlio erano insieme Uno, ed il Figlio non si era ancora risvegliato per la nuova Ruota e per il pellegrinaggio su di essa.

6) I Sette Sublimi Signori e le Sette Verità avevano cessato di essere e l’Universo Figlio della necessità era immerso in Paranishpanna, pronto ad essere esalato da ciò che è eppure non è. Nulla esisteva.

7) Erano state anche abolite le Cause dell’Esistenza: il visibile che fu e l’invisibile che è riposavano nell’eterno Non-Essere. Essere Unico.

8) Sola, l’unica forma di Esistenza si estendeva nel Sonno senza Sogni; e la vita pulsava inconsapevole nello spazio universale, attraverso quella Onnipresenza che è percepita dall’occhio aperto di Dangma.

9) Ma dove era Dangma, quando l’Alaya dell’Universo era Paramartha, e la Grande Ruota era Anupadaka?

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STANZA II

1) Dove erano i Costruttori Divini, luminosi figli dell’Aurora manvantarica? Nella Tenebra ignota, nei loro Ah-Hi Paranishpanna. I produttori della forma e della non forma - la Radice del Mondo - Devamatri e Svâbhâvat, riposavano nella beatitudine del Non-Essere.

2) Dove si trovava il Silenzio? Dove erano gli orecchi per percepirlo? No; non vi era né Silenzio né Suono; nulla salvo l’incessante Alito Eterno, che non conosce se stesso.

3) L’Ora non era scoccata, e il Raggio non aveva dardeggiato nel Germe; la Matripadma non era ancora diventata turgida.

4) Il suo cuore non era ancora aperto per lasciare entrare il Raggio Unico e quindi cadere, come il Tre nel Quattro, nel grembo di Maya.

5) I Sette non erano ancora nati nella Trama di Luce. Le Tenebre sole erano Padre e Madre, Svâbhâvat; e Svâbhâvat era nelle Tenebre.

6) Questi due sono il Germe e il Germe è Uno. L’Universo era tutt’ora celato nel Pensiero Divino e nel Seno Divino.

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STANZA III

1) L’ultima Vibrazione della Settima Eternità freme attraverso l’infinitudine. La madre si gonfia espandendosi dall’interno verso l’esterno, come un bocciuolo di loto.

2) La Vibrazione trascorre, toccando con la sua rapida ala l’Universo intero ed il Germe, che dimora nelle Tenebre, che alitano sulle sopite acque della vita.

3) La Tenebra irradia la Luce e la Luce lascia cadere un Raggio Solitario nelle acque, nella profondità-madre. Il Raggio dardeggia attraverso l’Uovo Vergine, il Raggio causa un fremito nell’Uovo Eterno del Mondo.

4) I Tre cadono nei Quattro. L’Essenza Radiante diventa Sette all’interno e Sette all’esterno. L’Uovo luminoso che in se stesso è Tre si coagula e si espande in grumi bianco latte per tutte le profondità della Madre, la Radice che cresce negli abissi dell’Oceano della vita.

5) La Radice rimane, la Luce rimane e i Grumi rimangono; ancora Oeahooo è Uno.

6) La Radice della vita era in ogni goccia dell’Oceano dell’Immortalità e l’Oceano era Luce Radiante, che era Fuoco, Calore e Moto. La Tenebra svanì e non fu più; disparve nella propria essenza il Corpo di fuoco e d’acqua del Padre e della Madre.

7) Mira, o Lanu, il radioso figlio dei due, l’incomparabile gloria fulgente, brillante spazio, figlio dello Spazio Tenebroso, che emerge dalle profondità delle grandi Acque Tenebrose. E’ Oeahooo il più giovane. Riluce come il Sole ed è il divino grado fiammeggiante della sapienza; l’Eka è Chatur e Chatur prende a sé Tri e l’unione produce i Sapta in cui sono i sette, che diventano i Tridasha, le Osti e le Moltitudini. Il velo viene alzato e dispiegato dall’oriente all’occidente. Viene chiuso fuori il Disopra e lasciato il Disotto visibile Egli sceglie i posti per i Risplendenti e tramuta il superiore in un mare di fuoco senza rive e l’Uno manifestato tramuta nelle grandi acque.

8) Dov’era il Germe e dov’é ora la tenebra? Dov’era lo spirito della fiamma che arde nella tua lampada, o Lanu? Il Germe é Quello e Quello è luce, il bianco figlio brillante dell’oscuro Padre Nascosto.

9) La luce è fiamma fredda e fiamma è fuoco, e il fuoco produce calore che dà acqua, l’acqua di vita nella grande madre.

10) Padre-Madre tesse una tela il cui mondo superiore è fissato allo spirito, luce della tenebra una, e l’inferiore è al suo estremo oscuro, la materia; e questa tela è l’Universo, intessuto dalle due sostanze fatte in una che è Svâbhâvat.

11) La tela si espande quando l’alito del fuoco gli è sopra; si contrae quando l’alito della madre lo tocca. Allora i figli si disgiungono e si disperdono per ritornare nel seno della loro madre, alla fine del grande giorno e ridiventare uno con lei. Quando si raffredda diventa radiante. I suoi figli si espandono e si contraggono in sé stessi e nei propri cuori; essi abbracciano l’infinito.

12) Allora Svâbhâvat manda Fohat a consolidare gli atomi. Ognuno è una parte della Tela. Riflettendo come uno specchio il "Signore che esiste di per sé", ognuno a sua volta diviene un mondo.

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STANZA IV

1) Ascoltate, figli della terra i vostri istruttori, figli del fuoco. Imparate che non vi è né primo né ultimo poiché tutto è un numero emerso dal non numero.

2) Imparate ciò che noi, discendenti dai Sette primordiali, nati dalla fiamma primordiale abbiamo imparato dai nostri padri.

3) Dal fulgore della luce, raggio dell’eterna tenebra, balzarono nello spazio le energie risvegliate: l’UNO dall’Uovo, i SEI ed i CINQUE. Quindi i TRE, l’UNO, i QUATTRO, l’UNO, i CINQUE-DUE VOLTE SETTE LA SOMMA TOTALE. E questi sono le essenze, le fiamme, gli elementi, i costruttori, i numeri, gli Arûpa, i Rûpa e la forza o uomo divino, somma totale. E dall’uomo divino emanarono le forme, le scintille, gli animali sacri e i messaggeri dei padri sacri entro i quattro Santi.

4) Questo era l’Esercito della Voce, la Divina Madre dei Sette. Le scintille dei sette sono sottoposte e serventi del primo, del secondo, del terzo, del quarto, del quinto, del sesto e del settimo dei sette. Queste sono chiamate sfere, triangoli, cubi, linee e modellatori; perché così sta l’eterno Nidana, l’Oi-Ha-Hou.

5) L’Oi-Ha-Hou che è tenebra, l’illimitato o il non numero, Adi-Nidana, Svâbhâvat, il cerchio:
a) L’Adi-Sanat, il numero, poiché egli è uno.
b) La voce della parola, Svâbhâvat, i numeri, poiché egli è uno e nove.
c) Il quadrato senza forma.
E questi tre racchiusi dentro il cerchio, sono i sacri quattro e i dieci sono l’Universo Arûpa. Indi vengono i figli, i sette combattenti, l’uno, l’ottavo lasciato fuori e il suo alito che è il fattore della luce.

6) Poi i secondi sette che sono i Lipika prodotti dai tre. Il figlio reietto è uno. I figli-Soli sono numerosissimi.

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STANZA V

1) I sette primordiali, i primi sette aliti del drago di sapienza producono a loro volta, dai loro santi aliti roteanti, l’igneo turbine.

2) Essi fanno di lui il messaggero della loro volontà. Il Dzyu diviene Fohat: il rapido figlio dei figli di Dio, i cui figli sono i Lipika, corre incombenze circolari. Fohat è il corsiere, il pensiero e il cavaliere. Egli passa come il fulmine attraverso le ignee nubi; egli fa’ tre e cinque e sette passi attraverso le sette regioni Disopra e le sette Disotto. Egli alza la sua voce e chiama le innumerevoli scintille e le unisce insieme.

3) Egli è lo spirito che le guida e le dirige. Quando comincia a lavorare separa le scintille del regno inferiore che ondeggiano e fremono di gioia nelle loro dimore radianti e ne forma i germi delle ruote. Le colloca nelle sei direzioni dello spazio e una nel mezzo, ruota centrale.

4) Fohat traccia linee spirali per unire la sesta alla settima - la corona. Un esercito di figli della luce si trova in ogni angolo, i Lipika nella ruota mediana. Essi affermano: "Questo è buono". Il primo mondo divino è pronto; il primo, il secondo. Allora "il divino Arûpa" si riflette in Chhâyã Loka il primo rivestimento di Anupadaka.

5) Fohat fa cinque passi e costruisce una ruota alata ad ogni canto del quadrato per i quattro santi... e i loro eserciti.

6) I Lipika circoscrivono il triangolo, il primo cubo, il secondo è il pentacolo dentro all’uovo. E’ l’anello chiamato "non passare" per coloro che discendono e salgono; che durante il Kalpa progrediscono verso il gran giorno "Sii con noi"... Così furono costruiti l’Arûpa e il Rûpa: dall’una luce, sette luci, da ognuna delle sette, sette volte sette luci. Le ruote vigilano l’anello...

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STANZA VI

1) Per la potenza della Madre di Misericordia e di sapienza, Kwan-Yin il triplo Kwan-Shai-Yin, che risiede in Kwan-Yin-Tien-Fohat, alito della loro progenie, il figlio dei figli, avendo fatto uscire dall’abisso inferiore la forma illusoria di Sien-Tehan ed i sette elementi.

2) Il rapido e radiante produce i sette centri Laya, contro i quali nessuno prevarrà fino al gran giorno "Sii con noi"; su queste fondamenta eterne è collocato l’Universo, circondando Sien-Tehan con i germi elementari.

3) Dei sette - prima uno manifesto - sei celati; due manifesti, cinque celati; quattro manifesti, tre celati; quattro e uno Tsan rivelati; due e mezzo celati; sei da essere manifesti, uno messo da parte. Finalmente, sette piccole ruote che girano, una dando origine all’altra.

4) Egli le costruisce a somiglianza delle ruote più antiche, collocandole sui centri imperituri. Come le costruisce Fohat?

Egli raduna la polvere ignea. Fa globi di fuoco, corre attraverso e intorno a loro infondendo vita, quindi li mette in moto, alcuni in modo altri in un altro. Essi sono freddi ed egli li rende roventi. Sono asciutti e li rende umidi. Brillano e ventilando li raffresca. Così agisce Fohat da un crepuscolo all’altro durante sette eternità.

5) Alla quarta, ai figli è detto di creare le loro immagini. Un terzo rifiuta due obbediscono. La maledizione è pronunciata. Nasceranno nella quarta, soffriranno e faranno soffrire. Questa è la prima guerra.

6) Le ruote più antiche rotearono in basso ed in alto, gli ovuli materni riempivano il tutto. Vi furono battaglie combattute fra creatori e distruttori e battaglie combattute per lo spazio; il seme appariva e riappariva continuamente.

7) Fa i tuoi calcoli o Lanu se vuoi l’età precisa della tua piccola ruota. Il suo quarto raggio è la nostra madre. Raggiungi il quarto frutto del quarto sentiero di sapienza che conduce al Nirvana e comprenderai, poiché vedrai.

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STANZA VII

1) Ecco il principio della vita informe e senziente. Prima il divino, l’Uno dallo spirito madre; poi lo spirituale; il tre dall’Uno; il quattro dall’Uno e i cinque dai quali i tre, i cinque ed i sette. Questi sono i triplici e i quadruplici, discendenti; i figli della mente del primo signore; i sette risplendenti. Sono essi che sono te, io, egli, o Lanu; essi che vegliano su di te e su tua madre Bhumi.

2) Il raggio uno moltiplica i raggi minori. La vita precede la forma e la vita sopravvive all’ultimo atomo. Attraverso gli innumerevoli raggi il raggio della vita, l’Uno come un filo attraversa molte perle.

3) Quando l’Uno diventa due, il triplice appare e i tre sono Uno; ed è il nostro filo, o Lanu, il cuore della pianta-uomo chiamata Saptaparna.

4) E’ la radice che non muore mai, la fiamma trilingue dai quattro lucignoli. I lucignoli sono le scintille che traggono dalla fiamma trilingue scoccata dai sette, la loro fiamma, i raggi e le scintille di una Luna riflessa nelle acque correnti di tutti i fiumi della terra.

5) La scintilla è attaccata alla fiamma con un sottilissimo filo di Fohat. Esso viaggia attraverso i sette mondi di Maya. Si ferma nel primo ed è un metallo o è una pietra, passa nel secondo ed ecco una pianta, la pianta passa attraverso sette mutazioni e diventa un animale sacro.
Dalla combinazione degli attributi di questi, Manù, il pensatore è formato. Chi lo forma? Le sette vite e la vita una. Chi lo completa? Il quintuplice Lha. E chi perfeziona l’ultimo corpo? Il pesce, il peccato e Soma.

6) Da primogenito il filo fra il guardiano silenzioso e la sua ombra diviene più forte e raggiante con ogni cambiamento. La luce del sole mattutino è divenuta gloria del meriggio.

7) "Questa è la tua ruota attuale" disse la fiamma alla scintilla. "Tu sei me stessa, la mia immagine, la mia ombra. Mi sono rivestita di te e tu sei il mio Vâhan fino al giorno ""Sii con noi", quando tu ridiverrai me stessa ed altri, tu stessa e me". Allora i costruttori indossate le loro prime vestimenta, discendono sulla terra radiosa e regnano sugli uomini che sono loro stessi.


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