Sabato 16 marzo 2002, all'età di 64 anni, è scomparso a Roma Carmelo Bene, autore, attore, regista e filosofo discusso, criticato, amato, ma soprattutto un grande innovatore del linguaggio teatrale e un superbo interprete.
Non avrà nessun funerale pubblico: conformemente alle sue ultime volontà, la sua salma sarà cremata in forma strettamente privata e le sue ceneri verranno portate nella tomba di famiglia a santa cesarea in Puglia.
Nato a Campi Salentina, in provincia di Lecce, nel 1937, Bene fece i primi studi classici presso un collegio di gesuiti, e nel 1957 si iscrisse all'Accademia d'Arte Drammatica per lasciarla appena l'anno dopo, definendola semplicemente "inutile".
In teatro debuttò a Roma nel 1959, come attore protagonista del Caligola di Albert Camus, per poi diventare regista di se stesso ed iniziare quella operazione di manipolazione e di "massacro" dei classici che divenne la sua cifra caratteristica e che egli si limitò a definire "variazioni". Fu in tal modo che esplose il "caso Carmelo Bene" e che il regista-attore-autore riuscì ad affascinare personaggi del calibro di Pier Paolo Pasolini, il quale lo volle come interprete del suo Edipo Re e con il quale ebbe inizio la sua parentesi cinematografica.
Nel 1965 pubblicò il romanzo Nostra signora dei turchi, che verrà messo in scena l'anno seguente. Trasformato in film, Nostra signora dei turchi venne presentato al festival del cinema di Venezia, dove ricevette il premio speciale della giuria.
Seguirono altri film: Capricci (1969), Don Giovanni (1970), Salome (1972) e Un Amleto in meno (1973), con cui si concluse la sua esperienza cinematografica.
Tornato al teatro con "La cena delle beffe", subì un'importante svolta "concertistica" che culminò con il poema sinfonico Manfred, del 1980, costruito su musiche di Schumann ed apprezzato tanto dalla critica quanto dal pubblico.
Bene viene ricordato, da chi lo ha conosciuto da piccolo, come un ragazzo taciturno, educato forse con troppa rigidità, e probabilmente proprio per questo teso a manifestare la propria prorompente espressività in maniera rivoluzionaria, dirompente, assolutamente fuori dagli schemi. Ma c'è di più: al di là dell'idea provocatoria ed eccessiva che Carmelo Bene ha potuto e può suscitare, resta viva l'impressione di una fusione fragile e affilata tra l'uomo e l'artista, di una personalità mai sottoponibile a schematizzazioni agili, ma anzi generosa in maniera multiforme e contraddittoria.
Per citare le sue medesime parole: "Il problema è che l'io affiora, per quanto noi vogliamo schiacciarlo, comprimerlo. Ma finalmente, prima o poi, questa piccola volontà andrà smarrita. Come dico sempre: il grande teatro deve essere buio e deserto".
http://www.immemorialecarmelobene.it/images/intro.html
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