E se non fossi mai esistito/a? La realtà non esiste!

E se non fossi mai esistito/a? La realtà non esiste!
A nu cert moment lascio la Terra! Certamente!!

martedì 31 luglio 2007

Herzberg Festival e Amsterdam

Cari terrestri ho deciso di partire utilizzando un vostro comune mezzo (l'automobile) per andare a vedere una delle mie band preferite, gli Areknamés, che hanno suonato il 22 luglio a Fulda all'HERZBERG FESTIVAL, ho condiviso il viaggio con il batterista, la sua compagna ed un amico... interminabili ore di viaggio ... ma alla fine ci siamo ritrovati in una situazione di tipo Woodstock ... bellissima. Il concerto è stato emozionante, il gruppo era affiatato ed aveva ipnotizzato il pubblico. Hanno persino richiesto il bis. E' stato documentato tutto! Tra poco ci sarà un video disponibile ... spero! Questo è il motivo per cui mi sono assentato dal blog. Dopo Fulda abbiamo fatto una puntatina nella coloratissima Amsterdam e ... che dire di una città così meltin-pot!!! ... Sono rimasto senza parole!!! Il clima era a me più congeniale rispetto a quelo di Pescara dove risiedo attualmente. Ora devo riordinare le idee per nuovi contenuti sul mio blog ... è stato un viaggio che mi ha colpito molto, ma devo ritornare nell'hic et nunc ed in questo momento ho un pò di difficoltà .... perciò vi saluto con un "a presto"!
Intanto posso linkarvi dei video su youtube ed il link del sito ufficiale dell'Herzberg festival.
http://it.youtube.com/results?search_query=Herzberg+festival&search=
http://www.burgherzberg-festival.de/

sabato 14 luglio 2007

Fuoco Cosmico

"La Vita ha energia miliardi di volte superiore a tutte le fonti conosciute: è il Cristo, a frequenza elevatissima; è la "musica non udita", come sostiene un antico proverbio greco, il fuoco cosmico che alimenta tutte le piante e gli animali del "giardino", il battito che li rende vivi. Energia che è nel cuore di ogni essere".

"L'uomo è tuttora trattato come Prometeo incatenato, cioè, come carne da macello, ma la sua rinascita è prossima, perchè sta per riconoscere ciò che gli déi e/o i potenti della terra gli hanno tenuto celato. Il fuoco cosmico, necessario per ritrovare l'unità originaria ed "introvabile" sulla terra, batte in verità nel suo cuore perché è la Vita che genera tutto il giardino terrestre e di cui nessuno può essere il proprietario e tanto meno lo sfruttatore a danno di altri".

Dal "Gioco cosmico dell'uomo" di Giuliana Conforto
http://www.giulianaconforto.it/Italiano/home.it.htm

giovedì 12 luglio 2007

Le stanze di dzyan



Le "stanze di Dzyan" sono un antichissimo testo orientale. Di esso se ne parla per la prima volta in occidente per opera di Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, che riporta il risultato dei suoi studi nel commentario facente parte della sua opera "La Dottrina Segreta".

Le "stanze di Dzyan" si compongono di due parti: "Evoluzione cosmica" e "Antropogenesi".
Nella prima parte viene descritta la storia dell'Universo, dalle sue origini alla formazione della materia.
Nella seconda viene trattata l'origine dell'uomo e la sua evoluzione fino alla catastrofe che avrebbe distrutto Atlantide.
Riporto la frase che è più vicina al racconto di Atlantide:
"...Vennero le prime grandi acque. E inghiottiron o le sette grandi isole."
È il Diluvio che sommerse e fece sprofondare Atlantide, probabilmente quello che le leggende di diversi paesi e Testi Sacri hanno tramandato col nome di "Diluvio Universale".
Troviamo infatti questa tradizione in popoli lontani tra loro sia geograficamente sia culturalmente.
In tutti i racconti comunque si narra come vennero delle grandi acque che sommersero la terra e come si salvò solo una persona con la sua famiglia e gli animali che avrebbero ripopolato la terra quando questa sarebbe stata di nuo vo asciutta.
C'è un dato che accomuna popoli distanti tra loro.
Per gli Aztechi il loro popolo discese da un nucleo che scampò ad una catastrofe che distrusse una terra che era situata nell'Atlantico. Il nome di questa terra era Aztlan.
Per i Vichinghi la sede del Valhalla era a sud-ovest, nell'Oceano Atlantico, in una terra meravigliosamente fertile ed assolata, terra di dei ed eroi. Il nome di questa terra era Atlan.
Nell’antichità le popolazioni berbere, considerate come discendenti di un’antica civiltà posta ad occidente, erano chiamati Atlantoi.
I Baschi ritengono di provenire da una terra che essi chiamavano Atlaintika e che per i Portoghesi si chiamava Atlantida.
Si può ravvisare quasi un sintomo di ciclicità, se si fa un confronto con quanto è scritto nell'Apocalisse, in cui verrà salvata solo la parte più meritevole dell'umanità.
Qui, più che una sorta di "castigo divino", potrei ipotizzare che la distruzione del continente, oltre ad un evento naturale, potesse essere stata anche causata dal cattivo uso che gli Atlantidi fecero delle loro conoscenze (e quindi delle "Leggi Divine" che regolano i fenomeni della natura).
Gli Atlantidi erano riusciti ad accedere a quest e energie, riuscendo a controllarle per loro beneficio.
Poterono attuare ciò tramite l'uso dell'energia che è propria delle forme e che sfruttarono costruendo quelle che si potrebbero definire "macchine litiche".
Testimonianza ne è rimasta nelle strutture megalitiche e nella Grande Piramide.
L'uso indiscriminato ed incontrollato di queste energie da quella parte d'uomini che volevano usarle solo per gratificare il potere personale (cosa che, in modo diverso, sta di nuovo accadendo oggi), provocò lo squilibrio nelle energie che equilibravano la natura, causando gli immensi sconvolgimenti che portarono alla distruzione del continente ed allo sconvolgimento di gran parte delle terre emerse.
Perirono nel cataclisma coloro che l'avevano provocato, accecati fino alla fine dalla loro sete di potere.
Ebbe invece modo di salvarsi quella parte d'umanità che, mantenendo la saggezza, comprese ciò che stava per accadere.
E ritroviamo qui i vari "Noè", comuni a molte tradizioni, che scamparono al Diluvio.
"Quando i quattro Dei videro che il cielo era caduto sulla terra, e questo accadde quattro anni dopo che cessasse il sole e piovve molto, essi ordinarono che per il centro della terra si facessero quattro cammini, in modo da percorrerli e risollevare il cielo. Affinché li aiutassero a risollevare il cielo essi crearono quattro uomini: Tzontemoc, Itzcatl, Itzmalin, e Tenechxochitl.
Una volta creati questi quattro uomini gli Dei si convertirono in grandi alberi. Tezcatlipoca si trasformò nell’albero che chiamano l’albero dello specchio e Quetzalcoatl si trasformò nell’albero che chiamano Albero del Gran Fiore. Con l’aiuto degli uomini e gli alberi e gli altri Dei, alzarono le stelle come sono ora." (1) Vi sono storie affascinanti che parlano della teoria delle zolle idriche, che non è mai stata presa seriamente dalla scienza ufficiale.

STANZA I

1) La Genitrice Eterna, raccolta nelle sue vesti invisibili eternamente, era rimasta sopita ancora una volta per sette eternità

2) Il Tempo non era, poiché giaceva dormiente nel seno infinito della Durata.

3) La Mente Universale non era, poiché non vi erano Ah-Hi per contenerla.

4) Le sette vie della Beatitudine non erano. Non erano le grandi cause del Dolore poiché non vi era alcuno per produrle ed esserne avvinto.

5) Solo le Tenebre riempivano il Tutto illimitato, poiché Padre-Madre e Figlio erano insieme Uno, ed il Figlio non si era ancora risvegliato per la nuova Ruota e per il pellegrinaggio su di essa.

6) I Sette Sublimi Signori e le Sette Verità avevano cessato di essere e l’Universo Figlio della necessità era immerso in Paranishpanna, pronto ad essere esalato da ciò che è eppure non è. Nulla esisteva.

7) Erano state anche abolite le Cause dell’Esistenza: il visibile che fu e l’invisibile che è riposavano nell’eterno Non-Essere. Essere Unico.

8) Sola, l’unica forma di Esistenza si estendeva nel Sonno senza Sogni; e la vita pulsava inconsapevole nello spazio universale, attraverso quella Onnipresenza che è percepita dall’occhio aperto di Dangma.

9) Ma dove era Dangma, quando l’Alaya dell’Universo era Paramartha, e la Grande Ruota era Anupadaka?

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STANZA II

1) Dove erano i Costruttori Divini, luminosi figli dell’Aurora manvantarica? Nella Tenebra ignota, nei loro Ah-Hi Paranishpanna. I produttori della forma e della non forma - la Radice del Mondo - Devamatri e Svâbhâvat, riposavano nella beatitudine del Non-Essere.

2) Dove si trovava il Silenzio? Dove erano gli orecchi per percepirlo? No; non vi era né Silenzio né Suono; nulla salvo l’incessante Alito Eterno, che non conosce se stesso.

3) L’Ora non era scoccata, e il Raggio non aveva dardeggiato nel Germe; la Matripadma non era ancora diventata turgida.

4) Il suo cuore non era ancora aperto per lasciare entrare il Raggio Unico e quindi cadere, come il Tre nel Quattro, nel grembo di Maya.

5) I Sette non erano ancora nati nella Trama di Luce. Le Tenebre sole erano Padre e Madre, Svâbhâvat; e Svâbhâvat era nelle Tenebre.

6) Questi due sono il Germe e il Germe è Uno. L’Universo era tutt’ora celato nel Pensiero Divino e nel Seno Divino.

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STANZA III

1) L’ultima Vibrazione della Settima Eternità freme attraverso l’infinitudine. La madre si gonfia espandendosi dall’interno verso l’esterno, come un bocciuolo di loto.

2) La Vibrazione trascorre, toccando con la sua rapida ala l’Universo intero ed il Germe, che dimora nelle Tenebre, che alitano sulle sopite acque della vita.

3) La Tenebra irradia la Luce e la Luce lascia cadere un Raggio Solitario nelle acque, nella profondità-madre. Il Raggio dardeggia attraverso l’Uovo Vergine, il Raggio causa un fremito nell’Uovo Eterno del Mondo.

4) I Tre cadono nei Quattro. L’Essenza Radiante diventa Sette all’interno e Sette all’esterno. L’Uovo luminoso che in se stesso è Tre si coagula e si espande in grumi bianco latte per tutte le profondità della Madre, la Radice che cresce negli abissi dell’Oceano della vita.

5) La Radice rimane, la Luce rimane e i Grumi rimangono; ancora Oeahooo è Uno.

6) La Radice della vita era in ogni goccia dell’Oceano dell’Immortalità e l’Oceano era Luce Radiante, che era Fuoco, Calore e Moto. La Tenebra svanì e non fu più; disparve nella propria essenza il Corpo di fuoco e d’acqua del Padre e della Madre.

7) Mira, o Lanu, il radioso figlio dei due, l’incomparabile gloria fulgente, brillante spazio, figlio dello Spazio Tenebroso, che emerge dalle profondità delle grandi Acque Tenebrose. E’ Oeahooo il più giovane. Riluce come il Sole ed è il divino grado fiammeggiante della sapienza; l’Eka è Chatur e Chatur prende a sé Tri e l’unione produce i Sapta in cui sono i sette, che diventano i Tridasha, le Osti e le Moltitudini. Il velo viene alzato e dispiegato dall’oriente all’occidente. Viene chiuso fuori il Disopra e lasciato il Disotto visibile Egli sceglie i posti per i Risplendenti e tramuta il superiore in un mare di fuoco senza rive e l’Uno manifestato tramuta nelle grandi acque.

8) Dov’era il Germe e dov’é ora la tenebra? Dov’era lo spirito della fiamma che arde nella tua lampada, o Lanu? Il Germe é Quello e Quello è luce, il bianco figlio brillante dell’oscuro Padre Nascosto.

9) La luce è fiamma fredda e fiamma è fuoco, e il fuoco produce calore che dà acqua, l’acqua di vita nella grande madre.

10) Padre-Madre tesse una tela il cui mondo superiore è fissato allo spirito, luce della tenebra una, e l’inferiore è al suo estremo oscuro, la materia; e questa tela è l’Universo, intessuto dalle due sostanze fatte in una che è Svâbhâvat.

11) La tela si espande quando l’alito del fuoco gli è sopra; si contrae quando l’alito della madre lo tocca. Allora i figli si disgiungono e si disperdono per ritornare nel seno della loro madre, alla fine del grande giorno e ridiventare uno con lei. Quando si raffredda diventa radiante. I suoi figli si espandono e si contraggono in sé stessi e nei propri cuori; essi abbracciano l’infinito.

12) Allora Svâbhâvat manda Fohat a consolidare gli atomi. Ognuno è una parte della Tela. Riflettendo come uno specchio il "Signore che esiste di per sé", ognuno a sua volta diviene un mondo.

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STANZA IV

1) Ascoltate, figli della terra i vostri istruttori, figli del fuoco. Imparate che non vi è né primo né ultimo poiché tutto è un numero emerso dal non numero.

2) Imparate ciò che noi, discendenti dai Sette primordiali, nati dalla fiamma primordiale abbiamo imparato dai nostri padri.

3) Dal fulgore della luce, raggio dell’eterna tenebra, balzarono nello spazio le energie risvegliate: l’UNO dall’Uovo, i SEI ed i CINQUE. Quindi i TRE, l’UNO, i QUATTRO, l’UNO, i CINQUE-DUE VOLTE SETTE LA SOMMA TOTALE. E questi sono le essenze, le fiamme, gli elementi, i costruttori, i numeri, gli Arûpa, i Rûpa e la forza o uomo divino, somma totale. E dall’uomo divino emanarono le forme, le scintille, gli animali sacri e i messaggeri dei padri sacri entro i quattro Santi.

4) Questo era l’Esercito della Voce, la Divina Madre dei Sette. Le scintille dei sette sono sottoposte e serventi del primo, del secondo, del terzo, del quarto, del quinto, del sesto e del settimo dei sette. Queste sono chiamate sfere, triangoli, cubi, linee e modellatori; perché così sta l’eterno Nidana, l’Oi-Ha-Hou.

5) L’Oi-Ha-Hou che è tenebra, l’illimitato o il non numero, Adi-Nidana, Svâbhâvat, il cerchio:
a) L’Adi-Sanat, il numero, poiché egli è uno.
b) La voce della parola, Svâbhâvat, i numeri, poiché egli è uno e nove.
c) Il quadrato senza forma.
E questi tre racchiusi dentro il cerchio, sono i sacri quattro e i dieci sono l’Universo Arûpa. Indi vengono i figli, i sette combattenti, l’uno, l’ottavo lasciato fuori e il suo alito che è il fattore della luce.

6) Poi i secondi sette che sono i Lipika prodotti dai tre. Il figlio reietto è uno. I figli-Soli sono numerosissimi.

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STANZA V

1) I sette primordiali, i primi sette aliti del drago di sapienza producono a loro volta, dai loro santi aliti roteanti, l’igneo turbine.

2) Essi fanno di lui il messaggero della loro volontà. Il Dzyu diviene Fohat: il rapido figlio dei figli di Dio, i cui figli sono i Lipika, corre incombenze circolari. Fohat è il corsiere, il pensiero e il cavaliere. Egli passa come il fulmine attraverso le ignee nubi; egli fa’ tre e cinque e sette passi attraverso le sette regioni Disopra e le sette Disotto. Egli alza la sua voce e chiama le innumerevoli scintille e le unisce insieme.

3) Egli è lo spirito che le guida e le dirige. Quando comincia a lavorare separa le scintille del regno inferiore che ondeggiano e fremono di gioia nelle loro dimore radianti e ne forma i germi delle ruote. Le colloca nelle sei direzioni dello spazio e una nel mezzo, ruota centrale.

4) Fohat traccia linee spirali per unire la sesta alla settima - la corona. Un esercito di figli della luce si trova in ogni angolo, i Lipika nella ruota mediana. Essi affermano: "Questo è buono". Il primo mondo divino è pronto; il primo, il secondo. Allora "il divino Arûpa" si riflette in Chhâyã Loka il primo rivestimento di Anupadaka.

5) Fohat fa cinque passi e costruisce una ruota alata ad ogni canto del quadrato per i quattro santi... e i loro eserciti.

6) I Lipika circoscrivono il triangolo, il primo cubo, il secondo è il pentacolo dentro all’uovo. E’ l’anello chiamato "non passare" per coloro che discendono e salgono; che durante il Kalpa progrediscono verso il gran giorno "Sii con noi"... Così furono costruiti l’Arûpa e il Rûpa: dall’una luce, sette luci, da ognuna delle sette, sette volte sette luci. Le ruote vigilano l’anello...

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STANZA VI

1) Per la potenza della Madre di Misericordia e di sapienza, Kwan-Yin il triplo Kwan-Shai-Yin, che risiede in Kwan-Yin-Tien-Fohat, alito della loro progenie, il figlio dei figli, avendo fatto uscire dall’abisso inferiore la forma illusoria di Sien-Tehan ed i sette elementi.

2) Il rapido e radiante produce i sette centri Laya, contro i quali nessuno prevarrà fino al gran giorno "Sii con noi"; su queste fondamenta eterne è collocato l’Universo, circondando Sien-Tehan con i germi elementari.

3) Dei sette - prima uno manifesto - sei celati; due manifesti, cinque celati; quattro manifesti, tre celati; quattro e uno Tsan rivelati; due e mezzo celati; sei da essere manifesti, uno messo da parte. Finalmente, sette piccole ruote che girano, una dando origine all’altra.

4) Egli le costruisce a somiglianza delle ruote più antiche, collocandole sui centri imperituri. Come le costruisce Fohat?

Egli raduna la polvere ignea. Fa globi di fuoco, corre attraverso e intorno a loro infondendo vita, quindi li mette in moto, alcuni in modo altri in un altro. Essi sono freddi ed egli li rende roventi. Sono asciutti e li rende umidi. Brillano e ventilando li raffresca. Così agisce Fohat da un crepuscolo all’altro durante sette eternità.

5) Alla quarta, ai figli è detto di creare le loro immagini. Un terzo rifiuta due obbediscono. La maledizione è pronunciata. Nasceranno nella quarta, soffriranno e faranno soffrire. Questa è la prima guerra.

6) Le ruote più antiche rotearono in basso ed in alto, gli ovuli materni riempivano il tutto. Vi furono battaglie combattute fra creatori e distruttori e battaglie combattute per lo spazio; il seme appariva e riappariva continuamente.

7) Fa i tuoi calcoli o Lanu se vuoi l’età precisa della tua piccola ruota. Il suo quarto raggio è la nostra madre. Raggiungi il quarto frutto del quarto sentiero di sapienza che conduce al Nirvana e comprenderai, poiché vedrai.

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STANZA VII

1) Ecco il principio della vita informe e senziente. Prima il divino, l’Uno dallo spirito madre; poi lo spirituale; il tre dall’Uno; il quattro dall’Uno e i cinque dai quali i tre, i cinque ed i sette. Questi sono i triplici e i quadruplici, discendenti; i figli della mente del primo signore; i sette risplendenti. Sono essi che sono te, io, egli, o Lanu; essi che vegliano su di te e su tua madre Bhumi.

2) Il raggio uno moltiplica i raggi minori. La vita precede la forma e la vita sopravvive all’ultimo atomo. Attraverso gli innumerevoli raggi il raggio della vita, l’Uno come un filo attraversa molte perle.

3) Quando l’Uno diventa due, il triplice appare e i tre sono Uno; ed è il nostro filo, o Lanu, il cuore della pianta-uomo chiamata Saptaparna.

4) E’ la radice che non muore mai, la fiamma trilingue dai quattro lucignoli. I lucignoli sono le scintille che traggono dalla fiamma trilingue scoccata dai sette, la loro fiamma, i raggi e le scintille di una Luna riflessa nelle acque correnti di tutti i fiumi della terra.

5) La scintilla è attaccata alla fiamma con un sottilissimo filo di Fohat. Esso viaggia attraverso i sette mondi di Maya. Si ferma nel primo ed è un metallo o è una pietra, passa nel secondo ed ecco una pianta, la pianta passa attraverso sette mutazioni e diventa un animale sacro.
Dalla combinazione degli attributi di questi, Manù, il pensatore è formato. Chi lo forma? Le sette vite e la vita una. Chi lo completa? Il quintuplice Lha. E chi perfeziona l’ultimo corpo? Il pesce, il peccato e Soma.

6) Da primogenito il filo fra il guardiano silenzioso e la sua ombra diviene più forte e raggiante con ogni cambiamento. La luce del sole mattutino è divenuta gloria del meriggio.

7) "Questa è la tua ruota attuale" disse la fiamma alla scintilla. "Tu sei me stessa, la mia immagine, la mia ombra. Mi sono rivestita di te e tu sei il mio Vâhan fino al giorno ""Sii con noi", quando tu ridiverrai me stessa ed altri, tu stessa e me". Allora i costruttori indossate le loro prime vestimenta, discendono sulla terra radiosa e regnano sugli uomini che sono loro stessi.


lunedì 9 luglio 2007

Antonio Rezza

Nato a Novara nel 1965, dopo solo un anno si è trasferito a Nettuno (RM). Attualmente vive ad Anzio. Insieme a Flavia Mastrella, è autore di testi teatrali e cinematografici ed è anche uno scrittore che definirei ... no, non definirei! E' troppo arguto per essere definito, incasellato! Le sue opere, i cui estratti sono stati trasmessi in tv su Rai2 e Rai3 (all'interno di programmi come Blob, Fuori Orario e Tunnel) sono state premiate nei maggiori festival nazionali della comicità. Nel 1996 ha presentato alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il lungometraggio EsCoriandoli, che riflette la vena surreale della sua produzione creativa. Nel 2002 dirige il suo secondo lungometraggio Delitto sul Po. È inoltre attivo come attore, autore (e regista) teatrale e come scrittore. Ha pubblicato tre romanzi: Non cogito ergo digito (1998), Ti Squamo (1999) e Son[N]o (2005), oltre a sceneggiare ed interpretare diverse opere teatrali, tra cui Pitecus1995), Io (1998), Fotofinish (2004), Bahamut (2006).
Uno dei più incisivi, spettacolari, anticonformisti attori italiani, protagonista in teatro, al cinema e in televisione. Antonio Rezza è anche un valente scrittore.

Nelle sue performances Rezza crea rara sintesi e ferocia espressiva. I colori mitigano le problematiche. Il pubblico ride suo malgrado.






domenica 8 luglio 2007

Di ritorno da un breve viaggio ...

Ogni virtù nasconde un vizio ...
date luce ad entrambi valorizzandoli
by Xiriut

Come direbbe Albanese .. Cazzu, cazzu, Iu, Iu

Buttate le vostre soffocanti maschere e siate felici e naturali!!!

Ci vuole equilibrio!

Per avere equilibrio tra saggezza ed ilarità dei contenuti di questo blog sempre più alie-nato, poiché non bisogna mai prendersi sul serio in quanto facenti parte del grande gioco universale ... ecco a voi ...



Allora cosa si può fare?
... Na beata minchia ... na beata minchia ...

Siamo tutti ottimisti



Helios Creed

Non poteva mancare su questo blog un post al chitarrista alieno dei Chrome. Helios Creed, nonchè fautore del suo solo project opera ormai divenuta monumentale rendendolo uno dei massimi musicisti psichedelici di tutti i tempi che perpetra nel tempo e nello spazio una saga tanto solitaria quanto creativa.
Un grande essere al quale va tutta la mia stima. Poche parole perchè vi lascio direttamente al suo sito: www.helioscreed.com


Chrome



Helios Creed



Helios Creed


sabato 7 luglio 2007

Babe Ruth The band

Babe Ruth era un gruppo attivo negli anni settanta, originari di Hatfield, Hertfordshire, Inghilterra. caratterizzati dalla strabiliante Janita Haan con la sua potente voce e gli ottimi arrangiamenti di Alan Shacklock. Ebbero più successo in Nord America che in inghilterra.
Il gruppo si formò nel 1971, ma all'epoca il loro nome era "Shacklock", dopo si aggiunsero Janita Haan e Dave Hewitt, poi Dave Punshon e Dick Powel. Produssero il loro singolo "Elusive", mentre il primo album fu "First Base" che ebbe un gran successo in Canada.
Questo album è davvero grandioso poichè riunisce in modo fluido due stili come l'hard rock ed il progressive. La loro musica colpisce poichè è dettata da una ritmica semplice, soprattutto nei giri di basso a cui fanno da contrasto i suoni più articolati degli arrangiamenti di chitarra di Shackloc e quelli vocali di Janita Haan. Il brano "The Mexican" fu uno dei gran successi nelle hit degli anni 70 dal quale spicca un eccellente ed emozionante tributo al grande Ennio Morricone.




Alienarsi

Ritengo che in questa Terra sia difficile alienarsi!!!
Tutti che ti chiedono giudizi, o approvazioni su loro giudizi emessi, tutti che continuano a farmi cadere nel dualismo ... Già devo combattere con me stesso per non farlo!! Da questo momento in poi, più che mai, voglio
cercare con tutto il mio essere di mettere in pratica l'astensione al giudizio questa abituale e radicata pratica terrestre non voglio che mi appartenga, infatti sono conscio che non mi appartenga nulla!!!. Non ci saranno critiche e così spero di riuscire a rispondere in modo unitario alle domande che amici, conoscenti e terrestri tutti mi pongono! E' dura Ahimè!!! Basta ... ci vogliamo rendere conto che siamo un tutt'uno con l'universo e con tutti gli altri esseri?!! Bè, io comincio e questo non mi stancherò mai di dirlo e di scriverlo, basta con questa Matrix!!! Io non appartengo ne alla Terrà, nè ad un altro pianeta o stella, appartengo al cosmo e nulla mi può fare paura.

venerdì 6 luglio 2007

Musica celeste

<<La musica celeste ha tutte le caratteristiche della forza che la fisica chiama "debole" e che è il battito del cuore di ogni corpo, dal nucleo dell'atomo, a quello della cellula, corpo, terra, sole, stella o galassia. La relazione "segreta" è debole.
La musica "debole" è la possente sinfonia che unisce l'uomo alle stelle, il poco visibile agli invisibili e infiniti mondi che possono essere anche "dentro" ogni corpo umano apparente. La
coscienza è unità. La scienza invece divide e rimane nella trappola dei suoi tanti misteri non svelati.>> (Giuliana Conforto:"Il gioco cosmico dell'uomo LUH").
Cultura, scienze e religioni non hanno fatto altro che esaltare la "divisione". L'armonia dell'universo apparente è data dalla sua sintonia con gli infiniti universi che l'uomo sente ma non vede. L'inganno in fondo è nella "divisione" che in realtà non esiste, ma è un prodotto di una percezione limitata ad una minuscola porzione del tutto e confermata da una cultura che ne perpetra in tutti i modi lo stesso inganno.
L'unità sinfonica dgli universi sgorga dalla Sostanza Madre originaria. lo rivelano i frammenti attribuiti al leggendario Ermete, i libri di Giordano Bruno e tanti altri testi.

giovedì 5 luglio 2007

Non capisco la razza umana!






Non capisco perché la maggior parte degli umani si terrorizzano di fronte ad argomenti di esistenza di civiltà aliene ed altri esseri, non facenti parte del genere umano, che popolano il pianeta Terra.
E' assurdo che nel cosmo formato da tante galassie, pianeti, stelle, ecc. vi dovete ritenere l'unico pianeta pop
olato.
Anch'io ho delle opinioni. La prima fra tutte è quella che non siete soli!
La seconda è che anche tra di voi vi sono esseri di altre civiltà che non si mostrano per le vostre paure. Ma c'è di più e forse lo dirò in un altro momento.
Un'altra opinione-ipotesi è che voi, probabilmente, siete un progetto, o meglio un esperimento, di queste civiltà.
Comunque se non mi avete preso per matto (cosa che non mi importa assolutamente, perché io non dipendo da
l giudizio altrui), andatevi a vedere questo sito. Andate, andate, correte!!! ...

http://www.menphis75.com/archivio_ufo_&_mistery.htm

Frank Drake nel 1961 espose la sua teoria riguardo all'esistenza della vita nello spazio. Lo fece con questa equazione:

N = R* × fp × ne × fl × fi ×fc × L

Vediamo cosa significa ...



Quindi facendo il calcolo con i dati approssimativi...


N= 25'000'000'000 × [(1/5) × 2 × (1/100) × (1/10) × (1/10) × (1/1'000'000)]=

= 25'000'000'000 × [0,2 × 2 × 0,01 × 0,1 × 0,1 × 0,000001] =

= 25'000'000'000 × 0,00000000004 =

1


Già teoricamente ora esiste una civiltà progredita
come la nostra nella Via Lattea!








mercoledì 4 luglio 2007

Aldous Huxley




Aldous Huxley nasce il 26 luglio 1894 a Godalming, nella contea del Surrey, da una famiglia illustre. Suo nonno era il noto biologo Thomas Henry Huxley, uno dei più accesi sostenitori delle teorie darviniane in Inghilterra, mentre suo padre, Leonard, aveva per lungo tempo diretto la Cornhill Magazine, fondata da William Thackeray nel 1860. La madre, Julia Arnold, era invece nipote del poeta Matthew Arnold.

Huxley deve la sua fama anche alla sua attività di critico, di poeta, di drammaturgo e, soprattutto, di saggista. Le sue opere più significative in questo campo sono, oltre alla già citata Filosofia perenne, Le porte della Percezione, del 1954 e Paradiso e inferno del 1956. Questi due volumi parlano degli esperimenti di Huxley con le droghe. Lo scrittore parte dalla considerazione che la scienza contemporanea ha dimostrato che gran parte della felicità e dell'infelicità è una questione di composizioni chimiche: la linea di demarcazione tra pazzia e sanità mentale, tra malattia e benessere, può essere tracciata dalla presenza o dall'assenza di un elemento o di una vitamina nel nostro cibo. I due saggi raccontano anche in modo molto dettagliato come ottenere quelle visioni che ci consentono di diventare consapevoli dell'esistenza di un mondo ulteriore.
Un'attenta analisi, ancora dei temi utopici di Huxley, e quindi riferita a Il mondo nuovo, La scimmia e l'essenza e L'isola, si trova nel bel libro di Stefano Manferlotti Anti-utopia, Huxley Orwell Burgess, dove si analizza, nei tre autori, il tema dell'utopia negativa, o distopia, così ricorrente nella cultura britannica: "Da un lato" scrive Manferlotti "l'affermarsi delle strutture-individuali dei grandi apparati produttivi e dei monopoli, con i relativi corollari della reificazione e mercificazione dell'esistenza, concorre a distruggere il mito di un progresso lineare illimitato e, con ciò stesso, le premesse per descrizioni utopiche che chiameremo per comodità di sintesi, "conservatrici". Dall'altro lato il fallimento pragmatico dell'ipotesi marxista in tutti i Paesi del cosiddetto "socialismo reale", sembra dimostrare l'impossibilità di dar vita a narrazioni assiologicamente organizzate intorno all'ideologia marxista e che chiameremo, per comodità di sintesi, "di sinistra" o progressiste".

Per approfondimenti:
http://www.riflessioni.it/enciclopedia/huxley.htm
http://www.disinformazione.it/mondonuovo.htm

martedì 3 luglio 2007

Van Der Graaf Generator



Nella compilation del jukebox ho inserito un pezzo dei Van der Graaf Generator a me molto caro, "Still Life", quindi non posso esimermi dal parlare un pò di questa band e di Peter Hammill leader indiscusso.

Il prog-rock esistenziale

Gli psicodrammi della band di Peter Hammill hanno rappresentato alcuni dei vertici dell'intero movimento progressive. Nelle suite del "generatore" non ci sono fiabe, elfi e gnomi, ma l'angoscia del vivere, espressa attraverso un sound lirico ed epico.
Se c'è un gruppo progressive che merita l'aggettivazione di "esistenziale" questi sono sicuramente i Van Der Graaf Generator e se c'è un gruppo, in tale ambito, che si è salvato, per lo meno nella considerazione critica, dal terremoto punk della fine degli anni settanta questi sono ancora i VDGG.
Troppo bravi, troppo lontani da cascami esibizionistici e da derive virtuosistiche, troppo profondi e drammatici e in fondo troppo proiettati sul futuro per non essere ricordati e stimati anche ai giorni nostri.
L'estetica e la filosofia che sottende la musica dei VDGG, poi, non trascende il reale nel favolistico, come nei Genesis, non lo dissolve nell'indeterminato, come nella grande progettualità musicale dei King Crimson, non lo avviluppa in forme estetizzanti e alla fine rassicuranti, come nel formalismo degli Emerson, Lake and Palmer o degli Yes, bensì lo sviluppa nel simbolismo e nella metafor
a dello psicodramma, nella forza catartica dell'angoscia del divenire.
Non fiabe, elfi, gnomi, ma l'angoscia del reale in una musica che quasi fin dall'inizio vive il senso del dramma in una chiave che è sì epica, ma al contempo quotidiana e suburbana; in tal senso un gruppo molto avanti sui suoi tempi, esilmente ma inequivocabilmente già proiettato verso il superamento del progressive come determinazione stilistica, spostando invece i criteri del genere in un'ottica di strategia compositiva e di progettualità artistica ed emozionale.
Il gruppo esordisce discograficamente nel 1969 con Aerosol Grey Machine ed è costituito da Hugh Banton alle tastiere, Keith Ellis al basso, Guy Evans alla batteria, un misterioso Jeff al flauto e da Peter Hammill, autore della totalità dei brani e leader indiscusso, alla chitarra e alla voce.
Il disco è generalmente poco considerato e giudicato di transizione, ma in
realtà contiene in sé, in maniera se si vuole incompleta e confusa, già tutti gli elementi degli anni a venire: musica percorsa da una strana tensione sotterranea, tenuta assieme dall'organo di Hugh Banton, antieroe delle tastiere in un'epoca di solisti, e percorsa dai fremiti della vocalità di Hammill, all'esordio ancora timida e flautata; i pezzi però hanno una struttura melodica che se già contiene elementi complessi e una forte tendenza al chiaroscuro, dall'altra appare poco limpida e coinvolgente, con il risultato di musica emotivamente forte ma di forma confusa, indeterminata; spesso i pezzi sono condotti dalla chitarra acustica, che il gruppo successivamente abbandonerà quasi del tutto, dando a volte una nota quasi cantautorale a livello di arrangiamento; comunque il disco contiene due pezzi notevoli: "Afterward" e "The Necromancer".
Passa un anno, esce The least we can do is wave to each other, con un line-up composto da Hammill, Banton, Evans e da David Jackson ai fiati, e sembra che ne siano passati dieci tanto il salto è notevole; il songwriting di Hammill è molto più maturo e strutturato, l'organo di Banton descrive volute armoniche inconfondibili, la voce appare più piena e convincente, guadagnando in personalità e aggressività, poi a far quadrare il cerchio c'è l'acquisizione del sax di Jackson, che con il suo stile lirico e dissonante caratterizzerà il sound del gruppo per gli anni a venire. La prima facciata del vecchio LP, poi, è splendida, con la tensione e la raffinatezza armonica di "Darkness" e "White Hammer" e il crescendo lirico della straordinaria ballata "Refugee", certamente uno dei brani più famosi del gruppo.
Il disco non ha successo di vendita ma non passa inosservato se sua maestà Fripp in persona scomoda la sua chitarra per suonare in un brano del successivo H
to he who am the only one, disco compiuto e impeccabile in tutti i suoi 5 brani, tra cui si stagliano la melanconica e pianistica "House with no door", la inquietante, romantica "Lost" e l'aggressiva "Killer". H to he
Alla fine, però, è un disco di transizione, e ce ne accorgiamo l'anno successivo, il 1972, quando escePawn Hearts, considerato giustamente il capolavoro dei VDGG e uno dei dischi cardine del progressive tutto. Difficile descrivere
la suite "The plague of lighthouse keeper", con i suoi saliscendi emotivi, con la teatralità dell'impostazione vocale, con lo splendore delle parti in cui Hammill al piano stempera l'angoscia e la risolve in un romanticismo drammatico e letterario; difficile descrivere la tensione estraniante di un brano che racconta di un mondo altro ma incombente, di una musicalità quasi aliena ma presente, impossibile da ignorare. Tale splendore rischia di far passare in secondo piano gli altri due brani, altri due capolavori, "Man-erg" e "Lemmings".
Dopo Pawn Hearts Hammill scioglie il gruppo per proseguire i suoi proge
tti solisti, per poi ricompattarlo a sorpresa nel 1975 con Godbluff. Parte qui la seconda fase dell'esperienza dei Van Der Graaf, una fase evolutiva di estremo interesse ma sostanzialmente ignorata e sottovalutata dal pubblico, anche quello legato al genere, e dalla critica.
Godbluff è un disco buono. Tra pezzi di retrogusto romantico come "Undercoverman" e l'aggressività urlata di "Sleepwalker", il gruppo sembra non poter ripetere le meraviglie del periodo precedente, comincia però ad affiorare una maggiore urgenza e secchezza negli arrangiamenti con la voce di Hammill ch
e spesso si erge in un urlo disperato.
Meglio farà "Still Life" l'anno successivo. Se l'iniziale "Pilgrim" ci porta indietro di qualche anno, il successivo brano che dà il titolo all'album è qualcosa di terrificante e in qualche modo di inedito e ineguagliato, con un inizio inquietante per voce e organo e con il successivo intervento di tutto l'organico in un brano disperato nel suo dispiegarsi contorto.
Il successivo World Record farà ancora meglio, i pezzi assumono qualcosa di alienante, gli arrangiamenti sono articolati ma anche più schematici r
ispetto al passato, la tensione esistenziale dei brani rimane altissima tra un potenziale hit come la solenne "Wondering" e il minimalismo che fa capolino nella lunga e complessa "Meurglis III". L'involucro rimane legato al rock progressivo, ma sottotraccia si erge un'estetica diversa, più ruvida e meno consolatoria.
World record è il disco migliore della seconda fase del gruppo, se non altro per la presenza degli oltre 20 minuti della già citata "Meurglis III", in assoluto una delle migliori composizioni di Hammill, brano articolato, fortemente pittorico e teatrale, e per il livello quasi perfetto di interplay strumentale, in particolare tra l'
organo di Banton e il sax di Jackson.
L'anno successivo esce "The quiet zone/the pleasure dome" con il violino di Graham Smith che sostituisce il sax di Jackson. Siamo sempre su livelli ottimi e l'introduzione del violino accentua ancor più gli aspetti lirici e melodrammatici della musica interagendo alla perfezione con la voce di Hammill. Il disco, comunque, contiene alcuni brani deboli e non è al livello dei precedenti.
Forse Hammill è conscio che il generatore sta esaurendo la sua carica e nel 1978 il gruppo conclude definitivamente la sua parabola, ma prima esce un live, Vital; in copertina i musicisti sono statuine inanimate e ciò introduce un disco che è la logica conclusione della parabola musicale dei VDGG e in qualche modo la s
ua sintesi estrema: un disco di una tensione insostenibile, quasi brutale, cattiva e disperata, suonato in maniera aspra e ruvida, spesso guidato da secchi accordi di chitarra elettrica e dalla vocalità del leader, sempre più drammatica e teatrale, ma al contempo lontanissimo da derive rumoristiche e cacofoniche e da ingenui spontaneismi; a suo modo un disco molto più vicino a una certa new wave che al progressive e che rappresenta il precipitato emotivo di ciò che il gruppo è sempre stato e che ha convogliato di volta in volta in forme espressive diverse.
Con Vital si conclude la storia del gruppo, proseguirà Hammill da solista con risultati alterni ma sempre onesti, un gruppo estraneo alle facili trappole del manierismo e influente anche al di là dei confini, per quanto vasti e labili, del progressive
.
A sorpresa, 27 anni dopo, il gruppo si ricostituisce e pubblica l'album Present: 2 cd, uno breve (38') di canzoni e uno lungo (più di un'ora) di improvvisazioni in studio. Parte "Every Bloody Emperor" e già è un tuffo al cuore, pochi accordi di liquido piano elettrico e un sax dall'aria conosciuta e quando parte il vocione di Hammill hai già le antenne dritte. Poi un flauto accompagna la voce, Hammill sbuffa nel microfono, il pezzo sale di tono e tu cominci a sorridere. Melodia orecchiabile, entra l'organo, prova un giro che si infrange contro un solo di sax a stento tenuto in carreggiata, ripresa del tema iniziale e tanti saluti a casa. Bello. Molto bello. "Boleas Panic", scritta da Jackson, è uno strumentale a tratti lancinante, tutto giocato tra un bel tema di sax e un organo che spinge e si contorce nelle retrovie. Un gorgo magmatico e ribollente. Un urlo senza liriche. I nuovi VDGG scelgono la presa diretta, sembra di assistere a un live in studio, si annusano istinto e imperfezione, fatica e passione ad alto coefficiente drammaturgico. "Nutter Alert" è il secondo brano orecchiabile del lotto, percorso da un Hammill declamante come non
mai, con un sax che imperversa tra ordine ed epilessia.
Poi "Abandon Ship" e "In Babelsberg", febbrili e frementi, partono da dove era finiti i VDGG negli anni 70, con "Vital", dal furore istintuale, aspro, tagliente, abrasivo di quel loro epilogo momentaneo, partono da dove il progressive si era arenato come una balena bianca, luccicante ma inerte, partono da traiettorie mutevoli e irregolari che l'Hammill solista ha toccato senza però penetrarvi appieno, partono dal presupposto che un gruppo di ultracinquantenni può anche suonare come una indie-band, tangenti all'intensità del caos senza sposarne mai la scorciatoia creativa. Chiude il primo cd "On The Beach", con Hammill malinconico
al piano accompagnato da un Jackson in vena di cool jazz.
Dopo 37' e 34" ascoltati svariate volte, la sensazione di stare ascoltando un bel ritorno a casa è molto forte. Dopo aver ascoltato il secondo cd, ti accorgi che gli ospiti stanno ripartendo. Improvvisazioni. Un gruppo progressive che pubblica un'ora di improvvisazioni. Dei gruppi storici solo i King Crimson hanno dimostrato finora di aver avuto dimestichezza con il genere. Tutti i brani nascono da intuizioni musicali e atmosferiche che si avviluppano, si sgretolano per poi ricomporsi, in un in
cessante lavorio di fatica creativa posta nell'immediatezza del rapporto con lo strumento. Suono assolutamente rock e assolutamente vandergraffiano, addirittura un paio di brani, come ad esempio "Crux", sembrano abbozzi strumentali di canzoni in divenire e forse lo sono.
è un disco nel quale prende piena forma e coscienza il sound cupo e drammatico, ma sempre estremamente raffinato e non scevro da efficacissime aperture melodiche, del gruppo.



lunedì 2 luglio 2007

Tyatron

Ho fatto di nuovo un salto su Dreemya ...
... purtroppo, anche se Luxhalon si è ripreso, da un momento di annebiamento, grazie a Petruk capisce che Zoraghot sta architettando qualcosa di veramente malefico. Egli è intento a distruggerlo facendo riaffiorare la "Terra Abbandonata": Tyatron; una zona di Dreemya abitata da demoni che si cibano delle paure degli esseri viventi. Onyria era riuscita a farla sprofondare negli abissi di Dreemya, ma Zoraghot sapendo della sete di potere inesauribile dei Tryatroniani, cerca di farla riemergere per attirare a sè i demoni e scagliarli conto le truppe di Luxhalon.
I demoni tryatroniani saranno dei perfidi nemici difficili da sconfiggere.